Il corteo storico

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Il corteo storico della contrada di San Martino è uno dei più imponenti di Monselice. Sifilano per noi dai 130 ai 150 figuranti ogni anno, persone del nostro quartiere e non…
Il corteo della contrada di San Martino rappresenta la visita di Federico II a Monselice(come attestano le narrazioni dello storico Rolandino e di altri cronachisti coevi). Nell’aprile del 1239, infatti, l’imperatore svevo, accompagnato da una piccola corte e da una scorta armata, da Padova (dopo avere attraversato Maserà e Pernumia) giunse a Monselice, trattenendovisi circa un mese. Diffusasi la voce del suo arrivo in città, una grande folla guidata dal Podestà-Giudice Pesce Paltanieri si recò a Porta Clodia (o di San Martino) per accogliere e fare entrare in Monselice l’imperatore.
Il corteo di San Martino si struttura in due parti: nella prima si rappresentano l’accoglienza gioiosa tributata dai cittadini monselicensi (e in particolare dagli abitanti di Borgo Costa)al sovrano e i di lui ricordi; nella seconda l’entrata trionfale dell’imperatore e della sua corte in Monselice.
Il corteo si apre con il gonfalone e le bandiere che sventolano innanzi al gruppo dei tamburini, i quali precedono gli emblemi delle attività produttive ed il simbolo della contrada, costituito dal pane di Santa Lucia(santa protettrice della vista).
 
 
Inizia quindi la parte commemorativa: gli astanti assistono alla nascita di Federico II, poi ai giochi della sua disordinata e vagabonda infanzia con i monelli palermitani e, infine, all’autoincoronazione imperiale di Federico adolescente.
Preceduti da un gruppo di fanciulle festanti, avanzano quindi gli artigiani conciatori di pelle, che recano il proprio stendardo di corporazione. Nel Medio Evo, infatti, il Borgo Costa era sede di importanti concerie e di laboratori di lavorazione delle pelli: esse probabilmente arrivavano colà sia da lontano via acqua da Chioggia fino a Vanzo (ove esiste tuttora la zona “ponte pelli”) sia via terra da luoghi più vicini; a Borgo Costa venivano lavorate e riesportate.
I conciatori, guidati dal proprio maestro, sfilano davanti al carro (ove altri lavoratori curano le varie fasi di trattamento del pellame); alcuni popolani accorrono a propria volta a festeggiare l’illustre ospite.
La seconda parte del corteo (che rappresenta l’imperatore ed il suo séguito) è annunciata dagli allegri suoni dei musici e dai lazzi dei giullari.
 
Sopraggiunge quindi il gruppo di caccia con cani, selvaggina e rapaci. È nota, infatti, la passione di Federico II per l’arte venatoria, che lo portò a comporre un importante trattato sulla caccia con gli uccelli (“De arte venandi cum avibus”) e, in particolare, a quella con il falcone (a tal proposito, sorge immediato il riferimento alla novella del Decameron intitolata a Federigo degli Alberighi…).
Arrivano quindi la temibile arma da guerra ed il carro delle armi attorniati da un drappello di arcieri, capitanati dal loro comandante.
L’arma da guerra è una balestra incendiaria e lancia-tronchi per lo sfondamento di cinte murarie e porte; essa è stata riprodotta da un disegno dell’epoca e costruita in scala da 1:6. L’originale era largo 24 metri, lungo 32 e poteva lanciare tronchi anche a distanze di 300 metri. Era usanza bruciare sul posto, dopo l’uso, tale arma, date le difficoltà di spostamento della medesima.
 
Segue quest’ultima un manipolo di crociati (Federico II, infatti, era di ritorno dalla sesta crociata e San Martino era il patrono dei crociati) e da un paggio che ne coadiuva il capitano.
Incedono poi marziali i guerrieri saraceni bianchi, neri ed azzurri (è superfluo rammentare che Federico II conosceva ed ammirava la cultura araba diffusasi in Sicilia dopo la conquista dell’isola ad opera dei musulmani).
 
 
 
 
Appena prima dell’imperatore si profila la nera figura di Michele Scoto (attorniato dai suoi aiutanti), misterioso personaggio dal multiforme ingegno – filosofo, matematico, astronomo, mago – autore della profezia sulla morte del sovrano svevo, il quale, lo volle accanto a sé per i più disparati incarichi di fiducia. All’uopo si sottolinea che lo storico Kantorowicz lo dà come citato negli anni 1239-1240 in occasione della discesa verso Roma; nello stesso periodo Scoto viene menzionato per l’attività di alchimista svolta con Leonardo da Pisa (collocato da Dante nel canto XX dell’Inferno insieme a Michele Scoto).
A questo punto, appare il personaggio storico: l’imperatore Federico II. Egli, assiso sul carro imperiale con la guardia personale, l’imperatrice e Pier Delle Vigne, entra in Monselice da porta San Martino.
Scorta colui che fu definito Stupor mundianche il comandante delle milizie arabe cui si uniscono, in funzione di ulteriore presidio, i cavalieri ospitalieri di San Giovanni, che chiudono il corteo.
 

Medagliere

Tra tutte le edizioni passate, il corteo della Contrada di San Martino, vanta il seguente medagliere:
  • 19 megaglie d’oro: 1988, 1989, 1990, 1991, 1992, 1993, 1994, 1995, 1996, 1998, 2000, 2001, 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008, 2010
  • 1 premio speciale: 1997
  • 2 medaglie d’argento: 1999, 2009